Montale: presentazione del film "Libera, amore mio" |
Dedicato a Bolognini
Il Centro Mauro Bolognini ha accolto di buon grado l’invito del Comune di
Montale a ricordare l’opera del regista pistoiese con la proiezione di un suo
film e con una mostra documentaria che impreziosisse l’occasione.
Il fatto che tutto questo si realizzi nella cornice di uno spazio di pregio
quale Villa Smilea non fa che rinforzare il gradimento per l’invito ricevuto;
così che il 13 Maggio 2010, all’interno della programmazione di “Metti una
sera …”, il Presidente del Centro avrà il piacere di presentare al pubblico
Libera, amore mio …, la pellicola scelta per quest’occasione nella vasta
filmografia di Bolognini. Contestualmente verrà inaugurata la mostra che
presenta una serie nutrita di fotogrammi del medesimo film, accompagnati da una
piccola selezione di locandine e fotobuste che risalgono all’epoca della sua
distribuzione e poi della riedizione.
La scelta di Libera, amore mio … si può fare risalire a diverse
motivazioni, a partire dal fatto che la pellicola fu recuperata nel 1999, prima
della costituzione formale del Centro, su iniziativa della Brigata del Leoncino,
di Confartigianato, del Comune di Pistoia e della Cassa di Risparmio di Pistoia
e Pescia. Il recupero fu accompagnato dalla pubblicazione, a cura di Pier Marco
De Santi, di un ricco volume monografico interamente dedicato al film, che
conteneva l’inedito (e bellissimo) soggetto originale di Luciano Vincenzoni: lo
sceneggiatore, tra i molti altri, de La grande guerra di Monicelli, di
Per qualche dollaro in più di Leone, di Signore & Signori di Germi,
non a caso ambientato nella sua città d’origine, Treviso. Un altro motivo, oltre
naturalmente al valore intrinseco del prodotto, è il fatto che si tratta di una
pellicola pochissimo vista, sia nel momento dell’uscita nelle sale, sia dopo.
Anche la ripetuta pubblicazione in Dvd, che certo ha favorito il suo
diffondersi, non sembra però avere avuto particolari effetti per il recupero di
una più corretta collocazione di questa prova d’autore nel panorama del cinema
italiano.
Proseguendo nella politica di conservazione della memoria e di promozione del
lavoro di Bolognini, sono stati recuperati e restaurati negli ultimi anni, oltre
a questo, diversi altri suoi film: Metello, La viaccia, La vera storia della
signora delle camelie, L’eredità Ferramonti, Mosca addio, Senilità, Il
bell’Antonio, La corruzione.
Con la costituzione del Centro (di cui sono soci la Brigata del Leoncino, Comune
e Provincia di Pistoia, Confartigianato e Fondazione Cassa di Risparmio di
Pistoia e Pescia) si è dato vita ad un organismo che è deputato alla gestione
dell’archivio (sceneggiature originali, foto di scena, locandine, …) e alla
promozione della sua opera. In particolare è stato attivato un Festival biennale
intitolato alla sua memoria, che giunge quest’anno alla quarta edizione. Il suo
svolgimento è previsto nei giorni 26-27-28 Novembre 2010 e sarà contraddistinto,
oltre ai diversi concorsi cinematografici che ne rappresentano tradizionalmente
il fulcro, dalla prima vera e propria ricognizione del lavoro registico nel
campo dell’opera lirica, che ricoprì nella sua carriera un’importanza analoga a
quella del cinema. Tale lavoro d’indagine sarà affiancato da una mostra
documentaria di figurini, bozzetti, costumi e modellini relativi alle diverse
messe in scena, che consentiranno di proporre alcuni esempi delle più
significative collaborazioni anche nel campo della scenografia e della
costumistica teatrale: da Mario Ceroli a Pier Luigi Samaritani, da Piero Tosi
fino ad Anna Anni.
Libera, amore mio … - il film
“Italia prefascista. La piccola Libera, figlia di un falegname anarchico,
convince il padre arrampicatosi sui tetti a buttare il fucile: se, evitando una
strage, si lascerà prendere, il commissario promette che non gli sarà fatto del
male. Invece, appena l'ha in mano, la forza pubblica lo pesta, e poi lo manda in
galera e al confino. Libera ha buona memoria, e da grande, imperante il
fascismo, si ribella come può: vestendo di rosso i suoi bambini il primo maggio,
e schernendo i gerarchi. Matteo, il sarto con cui vive, le vuole un gran bene,
ma non riesce a tenerla tranquilla: la donna provoca incidenti uno dopo l'altro,
e Matteo, per ordine dei federali, è costretto a cambiare più d'una città. Il
guaio grosso Libera lo combina quando nasconde in soffitta un comunista scappato
dal confino, amico di suo padre, e gli procura carte false per andare a
combattere in Spagna. Scoperta e arrestata, Libera viene anch'essa spedita a
Ustica, condannata a cinque anni, ma Matteo, che pure l'aveva qualche volta
piantata per non trovarsi anche lui nei pasticci, le serba il suo amore: proprio
a Ustica, durante una visita, i due decidono di sposarsi. Viene la guerra, e
Libera torna a casa, ma, incapace di tener chiusa la bocca, procura alla
famiglia nuove grane. Finché arrivano i tedeschi, e mentre suo figlio va coi
partigiani, anche lei scende in campo contro i fascisti, dinamitarda di buona
razza. Scampata alle rappresaglie naziste (assiste alla fucilazione dell'uomo
che aiutò a scappare in Spagna), alla galera e alla tortura, e confortata da un
marito che ha maturato la propria coscienza democratica, Libera saluta con gioia
la libertà, ma quando va a chiedere una nuova casa al commissariato alloggi
scopre che ne è responsabile proprio l'ex fascista che l'ha perseguitata. Gli
argomenti politici con cui gli amici del Comitato di liberazione nazionale
rispondono alla sua protesta non la convincono: ora Libera si sente tradita dai
suoi. E la sorte le dà ragione: in uno scontro fra un cecchino repubblichino e
gli antifascisti, tocca a Libera restare uccisa”.
(dalla recensione di Giovanni Grazzini sul “Corriere della sera” del 22 marzo
1975)
Libera, amore mio … - la scheda
Regia: Mauro Bolognini - Soggetto.: Luciano Vincenzoni - Sceneggiatura.: Luciano
Vincenzoni, Nicola Badalucco, Mauro Bolognini (non accreditato) - Fotografia.: (Eastmancolor)
Franco Di Giacomo - Scenografia.: Guido Josia - Costumi: Piero Tosi -
Montaggio.: Nino Baragli - Musica: Ennio Morricone - Interpreti.: Claudia
Cardinale, Bruno Cirino, Adolfo Celi, Philippe Leroy, Bekim Fehmiu, Luigi
Diberti, Rosita Pisano, Rosalba Neri, Tullio Altamura, Eleonora Morana, Luigi
Patriarca, Marco Lucantoni, Maria Vittoria Virgili, Franco Balducci, Amparo
Pilar, Gandolfo Gregory, Gianni Solaro, Luigi Antonio Guerra, Ubaldo Granata,
Carla Mancini, Raffaele Sanmarco, Giuseppe Tuminelli - Produzione.: Roberto
Loyola Cinematografica - Origine: Italia - Distribuzione.: Ital Noleggio
Cinematografico - Durata: 110'.
(dal sito del Centro Bolognini: www.centromaurobolognini.it - scheda a cura di
Francesco Sgarano)
Piccola antologia documentaria
Le complesse vicende che ritardarono l’uscita del film (girato nel 1973 e
distribuito nelle sale solo nel 1975) contribuirono inevitabilmente al suo
fallimento, sia da un punto di vista commerciale che critico. Visto come un
prodotto ormai “fuori tempo”, nonostante la straordinaria bellezza del soggetto,
la convincente e sentita interpretazione di Claudia Cardinale, la bella musica
di Morricone, il contributo di Piero Tosi e la consueta solidità registica, il
film passò di fatto quasi inosservato, con l’eccezione di un paio di recensioni,
una su “La Stampa” e l’altra sul “Corriere della sera”: recensioni, tra l’altro,
entrambe poco benevole nei confronti della pellicola. Qui di seguito si
riportano alcuni giudizi o documenti relativi al film.
“Caro Mauro ieri ho avuto il privilegio di vedere con Franco Cristaldi et
Claudia il tuo Libera amore mio stop Sento il bisogno irresistibile di dirti
quanto il film mi sia piaciuto et quanto lo trovi bello impegnato forte et
valido stop Sarebbe un vero delitto se questo film non dovesse uscire at parte
il tuo merito per aver girato impeccabilmente una storia così affascinante et
convincente non est bisogno di aggiungere la perfettissima ambientazione di
Piero come sempre meravigliosa stop Aggiungo l’interpretazione di Claudia di
primissimo ordine come non l’ho mai veduta stop Sono veramente entusiasta et
commosso di questo tuo lavoro et ti abbraccio Luchino”
Telegramma di Luchino Visconti a Mauro Bolognini del 24 Febbraio 1975 (in
BERENICE, Bolognini – Percorsi della memoria, Pistoia, Comune di Pistoia
– Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, 1993, p. 28)
“Spinta dal Cln a riprendere quel ruolo di donna di casa contro cui ha sempre
scalpitato, Libera è la vittima simbolica d'una politica che ha rifiutato lo
stimolo dell'utopia: il colpo che la uccide abbatte insieme a lei l'intuito
popolare della necessità d'una purga generale, e una volontà di partecipazione
alle grandi scelte che soltanto molti anni dopo le donne italiane, grazie al
movimento femminista, avrebbero saputo affermare. Il senso politico del film
sembrandoci peraltro poco incisivo, Libera, amore mio è in sostanza una
tragicommedia, in malfermo equilibrio fra il dramma di una famiglia italiana
negli anni di Mussolini e gli imbarazzi di un marito combattuto fra l'amore e le
seccature procurategli dalla sua donna, che non soltanto è anarchica, e non gli
lascia fare il sarto in santa pace, ma nemmeno - siamo quasi sullo stesso piano
- sa cucinargli il minestrone come a lui garba. La figura di Libera, in questo
clima di incertezze, dietro la vivace e simpatica facciata si definisce a
disagio, e buon per lei che ha trovato in Claudia Cardinale un'interprete
spesasi generosamente. Né diremmo che la regia di Mauro Bolognini abbia fatto
molto per dare calore persuasivo al racconto”.
Da G. GRAZZINI, L’anarchia ha il volto di una donna, “Corriere della
sera” del 22 marzo 1975.
“Disgraziatamente,
è un film che è rimasto bloccato nei cassetti della Italnoleggio per due anni
per problemi di produzione. Quando finalmente è uscito, il suo significato era
ormai cambiato e non ha avuto alcun successo. In effetti il film, che avrebbe
dovuto essere profetico, era divenuto polemico. (…) Si tratta tuttavia di un
film che mi ha dato una gioia enorme, perché è piaciuto tantissimo alle persone
a cui tenevo e tengo di più. (…) Il soggetto è di Luciano Vincenzoni ed è
ispirato, con qualche modifica, alla storia di sua madre. Libera, amore mio
è un film sulla resistenza durante il fascismo, la storia di una donna
anarchica. Il film cominciava come una storia grottesca, un po’ come era il
fascismo all’inizio, e poi, poco a poco, si trasformava in tragedia”.
Da un’intervista di Jean Gili a Mauro Bolognini del Dicembre 1976, in J. GILI,
Le cinéma italien, Paris, Unions Générales d’Èditions, 1978, pp. 104-105
(trad. di Roberto Cadonici)
“Forse, Libera, amore mio … non è un capolavoro come Il Bell’Antonio o
La viaccia, ma – al pari di Metello – è un film di grande spessore,
sincero, coraggioso e onesto come tutti quelli realizzati da Bolognini. Il suo
linguaggio, con quell’ampio uso della macchina a spalla e di primi e primissimi
piani, a ‘pedinare’ i personaggi fino nel profondo del loro animo e ‘giudicare’
i fatti da vicino e nel loro crudo realismo, è una innovazione di stile: una
scelta precisa e calibrata di fronte ad un soggetto e a contenuti che vanno
rappresentati con amore e con rispetto, ma anche trattati con il giusto distacco
per non cadere nei pericoli sempre incombenti dell’apologia e della retorica”,
Da P.M. DE SANTI, Libera, amore mio … - Una storia dell’Italia, Pistoia,
Edizioni Brigata del Leoncino – Confartigianato, 1999, p. 21.“
Durante le lunghe sedute di lavoro per altri film, com’è mia abitudine divagavo
parlando della mia vita e dei miei incontri dall’infanzia in su. L’argomento più
evocato era l’antifascismo di mia madre e l’avventurosa vicenda che tutto questo
mi aveva fatto vivere. Nicola [Badalucco] mi ascoltava qualche volta solo per
educazione, altre con partecipazione e interesse.
- Questo rapporto madre e figlio attraverso le fetide nebbie del fascismo
sarebbe un bel film. Scriviamolo – diceva.
Io esitavo, un po’ per pudore (mia madre era ancora viva) e un po’ perché non
gli avevo raccontato ancora tutto. Nicola continuò pazientemente ad ascoltare i
miei ricordi, ancora tentò di suggerirmi: - Scriviamolo.
Nel frattempo, ma io non me ne rendevo conto, prendeva appunti, anche solo
mentalmente. Passò del tempo ed un giorno Badalucco mi portò un trattamento dove
aveva raccolto ore di conversazione. Confesso che quando lo lessi alla fine
avevo le lacrime agli occhi. Aveva vinto lui. La storia di mia madre era un bel
film”.
Da una lettera di Luciano Vincenzoni a Pier Marco De Santi del 15 Ottobre 1999,
in P.M. DE SANTI, Libera, amore mio … - Una storia dell’Italia, Pistoia,
Edizioni Brigata del Leoncino – Confartigianato, 1999, p. 115.
“Bolognini era fiero e soddisfatto del film, proprio perché vi si svolgeva un
discorso politico esplicito come non mai, dove il passato svela il presente.
Posto tra Metello e Fatti di gente perbene, Libera, amore mio
… radicalizza lo sguardo del primo, e prepara al teorema del secondo. Il passato
non è più un oggetto archeologico o pretesto per nobili slanci poetici, ma è un
presente più vero. Perché, al di là del travestimento, è lì che trovano le
radici le contraddizioni, le tensioni e le brutture del mondo che ci circonda,
ed è più facile riconoscerle in quello specchio”.
Da P.M. BOCCHI, A. PEZZOTTA, Mauro Bolognini, Milano, Il Castoro Cinema, 2008,
p. 124
A cura di Roberto Cadonici – Presidente del Centro Mauro Bolognini
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